Olio di CBD in medicina

Olio di CBD in medicina

L’olio di CBD (detto anche olio di canapa)  è composto da sostanze estratte dalla pianta di cannabis così come l’olio di semi di canapa. C’è una gran confusione riguardo questi due termini ed i prodotti a cui si riferiscono. Spesso ci si riferisce con il termine generico di olio di canapa in entrambi i casi. Tuttavia i due oli non si equivalgono e seppur derivati dalla stessa pianta hanno funzioni e proprietà distinte. L’olio di semi di canapa viene comunemente usato per cucinare ed è reperibile nei supermercati, mentre l’olio di CBD è utilizzato principalmente per scopi medici.

Per quali diagnosi è utile l’olio di CBD?

Studi scientifici dimostrano che l’olio di CBD può giovare i pazienti con le seguenti diagnosi:

  • Dolore nel paziente oncologico (terapia del dolore)
  • Dolore cronico di origine neurologica
  • Sindrome di Gilles de la Tourette

  • Dolore post-operatorio
  • Anoressia da AIDS
  • Alzheimer
  • 
Glaucoma
  • Epilessia
  • 
Terapia citotossica antitumorale
  • Psoriasi
  • Lupus eritematoso
  • 
Incontinenza urinaria, disturbi vescicali
  • 
Disturbi del sonno, apnee notturne
  • 
Ansia, disturbi da stress post-traumatico, depressione
  • emicrania/ cefalea
  • ADHD
  • Sclerosi Multipla e altre gravi malattie neurologiche (SLA, Morbo di Parkinson, corea di Huntington, danno spinale, spasticità da para-tetraplegia)
  • Meningite
  • 
Nausea e vomito da chemioterapia
  • Schizofrenia
  • Debole risposta immunitaria
  • Artrite
  • 
Fibromialgia, Lombalgia
  • Infiammazione intestinale cronica (morbo di Chron, colite ulcerosa, colon irritabile, enteropatia da glutine)
  • Rischio di trombosi

Ci sono quindi diverse malattie su cui l’olio di CBD può avere un effetto medicinale. Tuttavia l’uso terapeutico della cannabis non può essere considerato una vera e propria terapia, bensì un trattamento di supporto nel caso in cui i trattamenti standard non sortiscano l’effetto desiderato o risultino non tollerabili dall’organismo.

Cannabis contro il tumore

Si discute molto se sia vero o no che la cannabis possa curare il cancro. Basandosi sulle attuali evidenze scientifiche si può affermare che questa sostanza può avere un buon effetto su problemi minori nei pazienti oncologici come nausea e vomito da chemioterapia e dolori. Tuttavia non è ancora stato dimostrato se l’olio di CBD o l’olio di cannabis (con contenuti di THC) possa davvero curare questa malattia. L’area oncologica è ad oggi quella in cui si stanno facendo la maggior parte delle ricerche legate all’impiego della cannabis terapeutica.

In questo ambito la cannabis viene studiata in tutte le sue parti; in special modo vengono analizzate le sue due principali componenti ovvero il CBD (cannabidiolo) ed il THC (tetraidrocannabinolo). C’è una distinzione tra le sostanze, ed ora andremo a spiegarvela.

THC e CBD

In breve, il THC è una sostanza psicotropa contenuta nella pianta di cannabis, mentre il CBD è un composto non psicoattivo.

L’olio di CBD -definito anche olio di canapa- consiste principalmente di cannabinoidi CBD (cannabidiolo). Il THC (tetraidrocannabinolo) è la sostanza dominante invece nell’olio THC -detto anche olio di cannabis. Il THC è l’ingrediente psicoattivo della cannabis e che è il responsabile dell’alterazione dei sensi; infatti anche piccole dosi possono stimolare a livello cerebrale dando sensazioni di euforia, rilassamento, appesantimento e fame (la cosiddetta fame chimica). È proprio per questi motivi che questa sostanza è tuttora considerata illegale in Italia e nel resto d’Europa.

Esistono diverse specie di piante di cannabis, tra cui la cannabis sativa, la cannabis indica e la canapa industriale. Le varietà di oli derivanti da queste piante hanno concentrazioni diverse delle sostanze THC e CBD, e possono quindi essere utilizzati per scopi diversi.

Gli oli CBD sono legali e reperibili su internet o in farmacia senza ricetta e vengono utilizzati principalmente per l’automedicazione. In questo prodotto il contenuto di THC è basso o nullo. Gli oli THC sono usati come farmaco sotto stretta sorveglianza medica e solo in alcune situazioni particolari. L’olio di CBD non ha alcun effetto psicotropo sull’organismo ed è pertanto utilizzabile in sicurezza.

La ricerca sulla cannabis

Dal 1925, la cannabis è diventata illegale in Italia e ad oggi lo è ancora sia in Italia che in molti altri paesi. Di conseguenza, la ricerca in questo settore è stata per lungo tempo frenata.

La ricerca sulla cannabis è stata ripresa con maggior serietà dall’inizio del nuovo millennio. Tuttavia si incontrano non pochi ostacoli e polemiche. Molti esperti sono però positivi riguardo al fatto che nel futuro ci sarà una crescita sempre maggiore della ricerca in questo ambito medico molto importante e discusso. In questo modo si potrà aver modo di analizzare meglio gli effetti che questa sostanza può avere a livello terapeutico ad esempio in oncologia.

Gli effetti collaterali dei cannabinoidi

Si parla di cannabinoidi in riferimento ai principi attivi contenuti nelle piante di cannabis, che possono influenzare l’organismo umano. Esistono oltre 80 tipi di cannabinoidi nella pianta di canapa. A seconda delle concentrazioni dei diversi cannabinoidi, si possono ottenere diversi risultati sul corpo umano. La maggior parte dei possibili effetti collaterali deriva dal cannabinoide THC, il quale viene annoverato tra le sostanze illegali.

Gli effetti collaterali di questa sostanza psicoattiva includono, per esempio, sbalzi d’umore, allucinazioni, alterazione della memoria e dell’apprendimento, alterazione della realtà, euforia, abbassamento della pressione sanguigna e riduzione della camera cardiaca, riduzione della coordinazione di braccia e gambe.

Al contrario, l’olio di CBD legale ha molti meno effetti collaterali. In particolare, alcuni utenti provano una leggera nausea quando provano l’olio di CBD le prime volte. Inoltre è possibile manifestare una leggera dissenteria dopo i primi utilizzi poiché lo stomaco e l’intestino hanno bisogno di abituarsi alla quantità extra di cannabinoidi.

L’olio di CBD può influenzare positivamente il corpo calmandolo, aumentando l’appetito, riducendo la nausea e il dolore.

Cos’è la cannabis terapeutica?

La cannabis terapeutica è un prodotto a base di canapa, prodotto da un’azienda farmaceutica. Può essere prodotto artificialmente (sintetico) o derivante da coltivazioni approvate  (produzione controllata). La cannabis terapeutica può generalmente essere assunta in compresse o per via orale (sublinguale).

In Italia, la cannabis terapeutica viene utilizzata in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali; nel dolore cronico in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace; come anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali; come effetto stimolante dell’appetito nell’anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard; come ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali; contro la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard; e come trattamento delle epilessie farmaco-resistenti.

Come viene impiegata la cannabis a livello medico?

Sempre più persone usano la cannabis per l’auto-medicazione, alleviando ad esempio la nausea della chemioterapia. Molti pazienti usano l’olio di CBD. Non si può in questo caso parlare però di uso terapeutico.

Per essere definita cannabis ad uso terapeutico a tutti gli effetti, dev’essere controllata e prescritta da un medico poiché a differenza dell’olio di CBD o altre preparazioni galeniche a base di cannabis, può contenere maggior concentrazione di THC.

Si può ottenere cannabis terapeutica in Italia?

La risposta è sì, ma i medici devono sempre chiedere il consenso ai pazienti prima di poterla prescrivere. Il Ministero della Salute sottolinea che, non avendo tali preparazioni delle indicazioni terapeutiche autorizzate, è necessario specificare nella ricetta le esigenze particolari che giustificano il ricorso alla prescrizione estemporanea. Nella ricetta il medico trascrive, senza riportare le generalità del paziente, un riferimento di collegamento a dati d’archivio in proprio possesso che consenta, in caso di richiesta da parte dell’autorità sanitaria, di risalire all’identità del paziente trattato.

Sativex è un esempio di farmaco a base di cannabis terapeutica. Si tratta di un estratto della pianta di cannabis costituita da circa il 50% di THC e il 50% di CBD. Viene usato ad esempio per alleviare gli effetti collaterali dei pazienti con sclerosi. Marinol è un altro prodotto di cannabis ottenuto sinteticamente che può essere usato, tra le altre cose, per alleviare gli effetti collaterali dei trattamenti contro il cancro.

Legalizzazione dell’olio di cannabis THC

Come accennato, gli oli contenenti solo CBD (olio di CBD) non sono psicotropi e quindi autorizzati per la vendita in Italia. Il termine olio di cannabis invece si usa in riferimento ad oli con contenuti elevati di THC. L’olio di cannabis contiene spesso il 50% di THC e arriva persino all’ 80%. Se assunto a dosi eccessive, questo olio può mettere al tappeto persino i consumatori più esperti di marijuana. Diverse organizzazioni stanno lottando per fabbricare legalmente prodotti contenenti THC. Questo perché il farmaco sembrerebbe avere effetti medici positivi sugli esseri umani. Diversi studi clinici dimostrano infatti che il THC può arrestare lo sviluppo di cellule tumorali. I risultati della ricerca parlano sia a favore che contro il cannabinoide THC. Pertanto il dibattito sulla legalizzazione di questi prodotti è ancora molto acceso in Italia.